Sesto incontro del seminario di Introduzione alla Filosofia (post del 21 febbraio 2016)

Il sesto incontro del seminario di Introduzione alla Filosofia, originariamente previsto per il giorno 17 febbraio, è stato spostato a domani, 22 febbraio, come da comunicazione scritta fatta pervenire via mail ai partecipanti.

Anche questo sarà un incontro di riflessione su quanto già detto, dunque di approfondimento, senza andare avanti col programma. Esso sarà l’ultimo di questa tipologia, dal prossimo in poi riprenderemo a sviluppare il programma, approfondendo il concetto della ragione come assoluto, cui eravamo pervenuti in chiusura del primo semestre.

Nella sezione Seminari 2015/16 di questo sito ho inserito il file audio corrispondente all’incontro della scorsa volta. In esso abbiamo anzitutto ripreso la distinzione tra concetti puri, reali universali e reali individuali, che era stata l’oggetto del primo incontro di gennaio. Poi abbiamo riflettuto sulla distinzione hegeliana tra Realität (realtà bruta) e Wirklichkeit (realtà effettuale, che realizza l’ideale). Domani avremo modo di approfondire tale distinzione, tramite la lettura del famoso passo di Hegel, nel quale il filosofo esprime la corrispondenza tra realtà e razionalità.

La scorsa volta, dopo le suddette riflessioni sulle varie tipologie di concetti, abbiamo letto il passo della Scienza della Logica, in cui Hegel chiarisce la corrispondenza tra filosofia ed idealismo e come l’idealismo a rigor di termini non sia una corrente filosofica, bensì coincida con la stessa filosofia (ma anche con la religione). Ecco il passo in questione:

[Da: Scienza della Logica (ed. 1832), trad. it. Bari 1978, pp. 192-194]

Nota II

“La proposizione, che il finito è ideale, costituisce l’idealismo. L’idealismo della filosofia consiste soltanto in questo, nel non riconoscere il finito come un vero essere. Ogni filosofia è essenzialmente idealismo, o per lo meno ha l’idealismo per suo principio, e la questione non è allora se non di sapere fino a che punto cotesto principio vi si trovi effettivamente realizzato. La filosofia è idealismo com’è idealismo la religione. Perocché nemmeno la religione riconosce la finità come un vero essere, come un che di ultimo ed assoluto, o come un che di non posto, d’increato, di eterno. L’opposizione di filosofia idealistica e realistica è quindi priva di significato.  Una filosofia che attribuisse all’esistere finito, come tale, un vero essere, un essere definitivo, assoluto non meriterebbe  il nome di filosofia. I principi delle filosofie antiche o moderne, l’acqua, oppur la materia, oppur gli atomi, son pensieri,  universalità, idealità, non cose quali immediatamente si trovano, vale a dire nella loro individualità sensibile.
Nemmeno quell’acqua taletica; poiché, sebbene sia anche l’acqua empirica, è però in pari tempo, oltre a questo, l’in sé o l’essenza di tutte le altre cose; e queste non sono indipendenti, fondate in sé, ma poste da un altro, dall’acqua, ossia sono ideali. Siccome dianzi il principio, l’universale, fu chiamato l’ideale (e più che mai è da chiamare ideale il concetto, l’idea, lo spirito), e siccome poi, dall’altro lato, le singole cose sensibili sono idealmente nel principio, nel concetto, e più ancora nello. spirito, ossia vi sono come tolte, così in cotesto è intanto da far notare la medesima doppiezza  che venne a mostrarsi nell’infinito, cioè che una volta l’ideale è il concreto, ciò che veramente è, l’altra volta, invece, anche i suoi momenti son l’ideale, ciò che in esso è tolto, mentre nel fatto è soltanto un unico concreto Intiero, dal quale i momenti sono inseparabili.
Colla parola <ideale> vien soprattutto intesa la forma della rappresentazione, chiamandosi ideale ciò che è nella mia rappresentazione in generale, oppur nel concetto, nella idea, nell’immaginazione etc., cosicché l’ideale in generale vale anche per le immaginazioni, per le rappresentazioni, cioè, che non solo son distinte dal reale, ma debbono  anzi essenzialmente non esser reali. Infatti lo spirito è in generale il vero e proprio idealista. Nello spirito, già in quanto sente, rappresenta, e più ancora in quanto pensa e concepisce, il contenuto non come un cosiddetto esserci reale. Nella semplicità dell’lo un tale esterno essere è soltanto tolto, è per me, è idealmente in me. Questo idealismo soggettivo, sia come idealismo inconsapevole della coscienza in generale in quanto venga consapevolmente enunciato e stabilito come un principio, non tien di mira altro che la forma della rappresentazione, secondo la quale un certo contenuto è mio.
Questa forma viene affermata nell’idealismo sistematico della soggettività, come l’unica vera, come la forma esclusiva contro quella dell’oggettività o realtà, vale a dire contro la forma dell’esserci esteriore di quel contenuto. Un tale idealismo è formale, in quanto non tien conto del contenuto del rappresentare o del pensare, contenuto che nel rappresentare o nel pensare può, in cotesto idealismo, rimanere interamente nella sua finità. Con un tale idealismo non si perde nulla sia perché la realtà di un tal contenuto finito – l’esserci riempito di finità – è conservata, sia perché, in quanto si astrae da essa, di cotesto contenuto si ritiene che in sé non debba importar nulla. Né nulla si guadagna, appunto perché non si perde nulla; l’io, la rappresentazione, lo spirito rimangono riempiti dello stesso contenuto della finità. L’opposizione della forma di soggettività ed oggettività è ad ogni modo una delle finità.  Ma il contenuto, cosi come viene ricevuto nella sensazione, nell’intuizione, o anche nel più astratto elemento della rappresentazione, del pensiero, contiene grande abbondanza di finità, e queste finità, coll’essersi esclusa quella sola forma di finità – la forma del soggettivo e dell’oggettivo -, non sono state ancora fatte andar via e meno che mai son cadute di per se stesse.”

Naturalmente, come sempre avviene nel nostro seminario, l’esposizione di tali concetti e la lettura del testo hegeliano sono state intervallate dal dialogo tra i partecipanti e con me, nonché da diversi altri approfondimenti che ho fatto di volta in volta seguendo lo sviluppo logico del discorso. Il file audio, che trovate nel sito, riproduce, spero totalmente, il vero e proprio incontro del  seminario.

Ci vediamo allora domani per riprendere il nostro discorso ed approfondire ulteriormente le unità dalla 1 alla 6. Se non ci saranno ulteriori domande e richieste di chiarimento, procederemo con la lettura del passo hegeliano sul rapporto tra reale e razionale (dalla Enciclopedia delle Scienze Filosofiche). Si tratta di un testo molto importante, fondamentale non solo per la comprensione corretta di Hegel, ma della stessa filosofia e del rapporto tra questa disciplina e la realtà. Portate per favore anche le fotocopie già date la scorsa volta.

Allora a domani!

(Dr. Marco de Angelis)

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